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mercoledì 2 luglio 2008

NEL TEMPO TENDIAMO TUTTI A DIMENTICARE,PER QUESTO VOGLIO RICORDARE IL CASO PARMALAT E COME E STATA CALPESTATA LA DIGNITA DE LLE PERSONE




il caso parmalat e stato il piu grande caso di bancarotta fraudolenta ed aggiottaggio commesso in europa da una societa privata.Iniziato negli anni ottanta passando tutte le componenti politiche e bancarie,dove tutti sapevano ed hanno sfruttato la situazione per i propi comodi ,facendo acquistare società accondiscendenti indebitate a loro volta in cambio di favori ,le banche occultavano debiti e consigliavano carta straccia ,dove e stata calpestata la dignità delle persone.
leggete il tutto spiegato bene su http://it.wikipedia.org/wiki/Crack_Parmalat
intanto vi lascio una dichiarazione di un imputato durante un intervista a report:

Alla fine, questo crac si risolverà tutto in una bolla di sapone. Non resterà nulla. In Italia non c’è la certezza della pena. E’ una cosa vergognosa in un paese civile, e lo dico contro il mio interesse. Se infatti pensiamo che, nel mio caso, se verrò condannato a 10 anni, che è una cosa che dovrebbe fare paura, non mi succede niente. 1/3 mi viene condonato per rito abbreviato, 3 anni mi vengono abbonati con l’indulto, un po’ di carcere l’ho già fatto, farò un po’ di servizi sociali che consisteranno nel fare quello che faccio adesso. In sintesi: mi danno dieci anni ma non faccio niente.

Spero davvero le parole di questa persona non siano profetiche, che coloro che hanno visto sparire improvvisamente i risparmi di un’intera vita di lavoro non debbano subire anche la beffa, oltre al danno. Quella di Valseno Giovanardi, ex muratore, è una delle tante invocazioni di giustizia: “Mi avevano spinto a prendere sessantamila euro. Ora sono qua, senza un centesimo dopo 26 anni vissuti da emigrante in Svizzera“. Sono 200mila i risparmiatori bidonati, ma è un’Italia intera che lo chiede: i colpevoli devono assolutamente pagare.

sabato 28 giugno 2008

martedì 10 giugno 2008

Non tutti gli alberi sono creati per dare frutti ma anche per fare ombra


Il nuovo tormentone sono le prostitute rimpatriate,ci siamo dimenticati che gia ora si parla di un aumento di 1250 euro a famiglia per il caro petrolio,senza cosiderare i maggiori costi produzione dell’industria 183 euro
- trasformazione chimica per l’ottenimento di plastiche, vernici e detersivi ecc. 233 euro
- costi trasporti merce 130 euro per un totale di 546 euro. fonte consumatori,giustamente gli autotrasportatori ,peschatori ecc fanno scioperi perche loro ci lavorano (anche se poi una parte dei costi carburanti viene scaricata) e quindi blocco accise ecc,ma anche noi andiamo a lavorare e nessuno dice niente.Ricordate il tanto elogiato accordo abi-governo per i mutui messo in risalto da qulsiasi giornale e telegiornale ,e stato chiarito da associazioni consumatori e banche che l'accordo non produce nessun risparmio,ma abbattimento della rata a fronte di una durata variabile,ma nessuno a detto nulla .Ed ecco robin hood che da ai poveri e prende ai ricchi peccato che i ricchi abbiano il coltello dalla parte del manico =tu mi levi io aumento il prezzo.Mentre la fantastica unione europea (apposta in minuscolo) oltra ad annunciare un aumento dei tassi tira fuori dal cilindro questo:Se il lavoratore lo vorrà, potrà lavorare più di 48 ore a settimana. Infatti i ministri del Lavoro Ue, riuniti in Lussemburgo, hanno raggiunto un accordo che permette una deroga al tetto delle 48 ore, che rimane comunque il limite massimo. Nel caso in cui il lavoratore decida di optare per l'allungamento dell'orario, non potrà comunque superare le 60 ore settimanali, o le 65 nel caso dei contratti di lavoro a chiamata che prevedono anche un tempo 'inattivo'. Veremante grandi senza pensare che qualcuno metterebbe la firma per lavorarne 40 ma sempre(precari,ecc).

Non tutti gli alberi sono creati per dare frutti ma anche per fare ombra

Il nuovo tormentone sono le prostitute rimpatriate,ci siamo dimenticati che gia ora si parla di un aumento di 1250 euro a famiglia per il caro petrolio,senza cosiderare i maggiori costi produzione dell’industria 183 euro
- trasformazione chimica per l’ottenimento di plastiche, vernici e detersivi ecc. 233 euro
- costi trasporti merce 130 euro per un totale di 546 euro. fonte consumatori,giustamente gli autotrasportatori ,peschatori ecc fanno scioperi perche loro ci lavorano (anche se poi una parte dei costi carburanti viene scaricata) e quindi blocco accise ecc,ma anche noi andiamo a lavorare e nessuno dice niente.Ricordate il tanto elogiato accordo abi-governo per i mutui messo in risalto da qulsiasi giornale e telegiornale ,e stato chiarito da associazioni consumatori e banche che l'accordo non produce nessun risparmio,ma abbattimento della rata a fronte di una durata variabile,ma nessuno a detto nulla .Ed ecco robin hood che da ai poveri e prende ai ricchi peccato che i ricchi abbiano il coltello dalla parte del manico =tu mi levi io aumento il prezzo.Mentre la fantastica unione europea (apposta in minuscolo) oltra ad annunciare un aumento dei tassi tira fuori dal cilindro questo:Se il lavoratore lo vorrà, potrà lavorare più di 48 ore a settimana. Infatti i ministri del Lavoro Ue, riuniti in Lussemburgo, hanno raggiunto un accordo che permette una deroga al tetto delle 48 ore, che rimane comunque il limite massimo. Nel caso in cui il lavoratore decida di optare per l'allungamento dell'orario, non potrà comunque superare le 60 ore settimanali, o le 65 nel caso dei contratti di lavoro a chiamata che prevedono anche un tempo 'inattivo'. Veremante grandi senza pensare che qualcuno metterebbe la firma per lavorarne 40 ma sempre(precari,ecc).

domenica 8 giugno 2008

Contratti azione di deregulation annunciata dal ministro sacconi,ovvero come togliere gli ultimi diritti ai lavoratori

il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, intervenendo al convegno dei Giovani imprenditori di Santa Margherita Ligure ha affermato che serve una poderosa operazione di deregulation.
sarà rivisto il Testo unico sulla sicurezza, alleggerendo il sistema sanzionatorio Metteremo mano al Testo unico perchè sanzioni sproporzionate distolgono l'attenzione delle imprese dallo sforzo di aumentare la sicurezza, spingendole ad adempiere a comportamenti formalistici per evitare le sanzioni.saranno cancellati libro paga e libro matricole,Vogliamo deregolare tutto ciò che attiene alla flessibilità dell'orario di lavoro, come il contratto di part-time che è stato irrigidito.Con tranquillità abrogheremo la disciplina che ha imposto che, perfino le dimissioni volontarie, diventino un atto complicato», ha detto Sacconi, bollando come «demenziale» la disciplina introdotta dal suo predecessore Cesare Damiano (che, fra l'altro, aveva partecipato qui a Santa Margherita a una precendente tavola rotonda) per combattere le cosiddette dimissioni in bianco. Il ministro ha inoltre ribadito l'intenzione di procedere alla «la piena reintroduzione dei contratti a termine» e all'emissione di «buoni prepagati per far emergere il lavoro occasionale.
parole sue tratte da un intervista.
E qui gia sarebbe abbastanza perche sono queste le cose che risanerranno l'Italia,perche almeno morendo il lavoratore non abbia sulla coscenza il propio datore di lavoro che va in galera ,che finalmente possa lavorare 12 ore al giorno e essere assicurato per 4 ,poter mantenersi in linea tranquillamente mangiando solo il giorno che lavora e fare un salutare digiuno quando non lo chiama nessuno a lavorare e comprare una casa e pagarla in 150 anni.

giovedì 24 gennaio 2008

Bernanke e Trichet: hanno ragione tutti e due?

 

 

dal sole24ore

 

 

Avete ragione tutti e due. Così una vecchia pubblicità decideva salomonicamente fra una coppia di litiganti. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, e Jean-Claude Trichet della Banca centrale europea non litigano ma mai come ora appaiono su rotte divergenti.
Al centro del dibattito è la reazione della politica monetaria alla frenata dell'economia e alla crisi dei mercati. Già due settimane fa, le posizioni erano apparse distanti, quando Bernanke aveva annunciato di voler tagliare i tassi d'interesse in modo aggressivo e Trichet aveva a mala pena contenuto l'inclinazione di parte del consiglio della Bce ad alzarli. Ora, però, Bernanke è passato dalle parole ai fatti, con un taglio senza precedenti recenti e pare pronto a ripetersi da qui a una settimana, alla prossima riunione periodica della Fed, mentre Trichet ha ribadito che la priorità resta il controllo dell'inflazione, e questa è oggi al 3,1%, largamente al di là del 2% che la Bce si è scelta come tetto.
Il più clamoroso dei due atteggiamenti è naturalmente quello del banchiere centrale americano, mentre il suo collega europeo si è limitato a ribadire una posizione nota, seppure a circostanze notevolmente mutate rispetto anche solo a due settimane fa. Ed è stata quindi la mossa di Bernanke quella che ha raccolto i maggiori commenti, e anche le critiche più vivaci. L'ex re degli hedge fund George Soros ha implicitamente plaudito al taglio della Fed ricordando che la crisi «è la peggiore degli ultimi sessant'anni», mentre il guru della Pimco, il colosso del reddito fisso, Moahamed El-Erian ha notato che semmai la Fed arriva tardi.
Ma cosa c'è dietro l'improvvisa decisione, visto che mancava poco ormai all'abituale riunione del comitato di politica monetaria e che comunque sull'economia reale gli effetti dei tagli dei tassi si faranno sentire solo con l'abituale ritardo di almeno un anno? C'è chi accusa Bernanke di essere stato "catturato" da Wall Street e dalla grande finanza, visto che molte grandi banche hanno bisogno dell'ossigeno dei tassi per stare a galla in una situazione in cui la vera dimensione delle loro perdite resta incerta. E c'è chi pensa che la Fed sappia qualcosa (di qualche enorme scheletro nell'armadio in qualcuna delle maggiori istituzioni finanziarie) che i mercati ancora non sanno.
È probabile invece che Bernanke e i suoi colleghi abbiano visto il panico che si stava diffondendo sui mercati finanziari, avendo ormai raggiunto anche l'azionario, dopo quello del credito, dei prodotti derivati e l'interbancario, e abbiano agito di conseguenza. Non è compito di una banca centrale tener su i mercati, osserveranno i puristi, ma in situazioni estreme può essere un errore gravissimo anche evitare di intervenire, come può testimoniare il governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King, dopo il caso Northern Rock. E se l'economia non appare come il primo pensiero dei governatori della Fed, è anche vero che un sistema finanziario paralizzato non può essere d'aiuto all'uscita dalla recessione.
Più lineare il pensiero di Trichet, anche se a sua volta può essere interpretato come assai meno dogmatico di quanto appare a una prima lettura. Intanto, nel domanda e risposta seguito al suo discorso, il presidente della Bce ha ricordato che il rallentamento dell'economia «può avere un effetto sull'inflazione». Inoltre, sono stati i dati della stessa Bce a evidenziare questa settimana che le condizioni finanziarie nell'area euro hanno già subito una restrizione.
Quindi, bisogna ascoltare le dichiarazioni dei membri del consiglio della Bce nel loro insieme, anche se a volte cacofoniche. Diversi di loro, fra cui un falco come il presidente della Bundesbank, Axel Weber, hanno osservato in questi giorni che l'attuale picco d'inflazione è destinato a rientrare a fine anno su livelli più vicini all'obiettivo della Bce. Infine, un po' di storia non guasta: nel 2001, quando la frenata americana investì Eurolandia, la Bce alla fine abbassò i tassi pur in una fase in cui l'inflazione sembrava divergere dall'obiettivo.
Insomma, sia Bernanke sia Trichet possono avere ottimi motivi per fare quello che fanno. Che abbiano ragione tutti e due? C'è solo da sperare che non sia vero il contrario.

Crisi finanziaria, lavoro a rischio nel mondo Ilo: “Cinque milioni di disoccupati in più”

 

da repubblica

Nel 2008 l’incertezza economica può fare crescere al 6,1 per cento la quota dei "senza lavoro" del pianeta. L'allarme per l’occupazione mondiale nel Rapporto annuale dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Sono un miliardo e 300 milioni i lavoratori con una paga giornaliera inferiore a 2 dollari. In Europa rimane alta la disoccupazione giovanile. TABELLA: i senza lavoro dal 1997 a oggi. TASSI DI OCCUPAZIONE: giovani vs. adulti. INDICE DI POVERTA’: la tabella e le aree geografiche

di FEDERICO PACE

Sarà un anno difficile per l'occupazione quello che è appena iniziato. La flessione economica, conseguente alla crisi dei mercati finanziari e al rialzo deciso del prezzo del barile di petrolio, rischia di creare cinque milioni di disoccupati in più. Con l'effetto che la percentuale mondiale dei senza lavoro salirà al 6,1 per cento. Ma non basta. I numeri potrebbero essere ancora più preoccupanti qualora la crescita economica globale del 2008 dovesse rivelarsi più bassa delle stime indicate dal Fondo Monetario al 4,8 per cento. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione internazionale del lavoro in occasione della presentazione, avvenuta oggi a Ginevra, del Rapporto annuale “Tendenze Globali dell’Occupazione".

Il rapporto sottolinea come nel 2007 la robusta crescita dell’economia mondiale pari al 5,2 per cento, che ha creato 45 milioni nuovi posti di lavoro, non è però riuscita a ridurre la quota dei disoccupati. Inoltre, se l’anno appena concluso aveva però portato una stabilizzazione dei mercati del lavoro nel mondo, il 2008 rischia di essere un anno caratterizzato soprattutto da “contrasti e incertezze”. E seppure anche in quest’anno verranno creati milioni di posti di lavoro, secondo le parole di Juan Somavia, il direttore generale dell’Ilo, la “disoccupazione rimane troppo alta e rischia di salire ancora , anche fino a livelli mai visti prima d’ora” e seppure “il numero di persone occupate sia ai livelli più alti storicamente”, sono ancora troppe le persone anche occupate che “continuano a rimanere nel gruppo dei lavoratori più poveri, vulnerabili e sfortunati”.

Minore impatto postivo della crescita economica sulla creazione di posti di lavoro e incapacità dello sviluppo a creare nuovi posti di lavoro a condizioni dignitose. Le sfide che coinvolgono il mercato del lavoro mondiale sembrano essere immutate se non divenute ancor più ardue. Nel 2007 il numero dei senza lavoro è stato pari a 189,9 milioni, quasi tre milioni in più rispetto a quelli del 2006. Negli ultimi dieci anni c’è stato un incremento pari a 22,1 milioni con un tasso di crescita del 13 per cento (vedi tabella). Ora il tasso di disoccupazione globale è del 6 per cento e rischia di salire ancora.

Complessivamente dal 1997 a oggi il tasso di occupazione si è ridotto di un punto percentuale e a rimetterci sono stati soprattutto gli “under 24” dove la riduzione è stata pari quasi a tre punti percentuali (vedi tabella).

Vulnerabili e senza diritti
Ad ogni modo a destare più preoccupazione è la quota, ancora troppo elevata, di quelli che, occupati in posizioni vulnerabili, o impiegati in attività famigliari o in proprio, devono misurarsi con condizioni di lavoro estremamente svantaggiate. Secondo i dati resi noti dell’Ilo, una persona su due si ritrova ad essere vulnerabile e coinvolta in impieghi di bassa qualità, con un rischio elevato di non avere tutele mentre si è privi di previdenza sociale e di alcun diritto sul lavoro. Il fenomeno colpisce soprattutto l’Asia del Sud, l’Africa sub-Sahariana e l’Asia Orientale.

Poveri lavori
Quanto alle condizioni economiche non c’è uno scenario migliore. Gli autori dell’indagine avvertono che quattro lavoratori su dieci sono poveri e quasi un lavoratore su sei nel mondo, circa mezzo miliardo, non riesce a innalzare il tenore di vita oltre la misera soglia di un dollaro al giorno con un miliardo e trecento milioni di lavoratori che si ritrovano a vivere con una paga quotidiana che non supera i due dollari. Con percentuali che superano l’80 per cento nell’Africa sub-Sahariana e nell’Asia del Sud ( vedi tabella). Per uscire da questa situazione, ribadiscono dall’Ilo, è necessario ridurre la disoccupazione e la povertà attraverso la creazione di lavori dignitosi.

Stagnazione d'Europa
Nel Vecchio Continente e nei paesi sviluppati l’impatto della crisi dei mutui sembra avere già fatto sentire il suo effetto con una riduzione di 240 mila posti di lavoro. Complessivamente, fino ad ora, l’impatto è stato controbilanciato dalla forte crescita economica e del mercato del lavoro che si è registrata in Asia. Il mercato occupazionale nell’Unione europea tra il 2006 e il 2007 ha mostrato segni di stagnazione e il numero dei disoccupati è cresciuto di 600 mila unità con un tasso che è rimasto pressoché immutato al 6,4 per cento dal 2003 a oggi. Il tasso di occupazione è poi cresciuto (+0,4 per cento) ai valori minimi degli ultimi cinque anni. Seppure il tasso di disoccupazione dei giovani nell’Unione europea è cresciuto meno di quello complessivo, il segmento più giovane dei lavoratori rischia ancora di rimanere disoccupato 2,4 volte di più degli adulti.

Il sorpaso dei servizi
Nel 2007, infine, la quota degli occupati nel settore dei servizi ha raggiunto il 42,7 per cento dell’occupazione totale. Le persone oggi impiegate nell’agricoltura sono invece il 38,7 per cento mentre nell’industria, in leggera ripresa, è attivo il 22,4 per cento della forza lavoro mondiale.

ENERGIA ELETTRICA. LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO?da aduc

 

a cura di Rita Sabelli

Come ampiamente risaputo, dal 1 Luglio 2007 e' formalmente scattata la liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica (quella del mercato del gas era gia' partita nel Gennaio 2003) in conformita' ai dettami europei, ovvero alle Direttive 2003/54/CE, 2003/55/CE e 2004/67/CE.
In realta' l'Italia e' in notevole ritardo sull'applicazione delle nuove norme perche' le disposizioni attuative di questa liberalizzazione non sono state ancora emanate (c'e' un disegno di legge del Giugno 2006 che e' ancora in fase di “relazione”, quindi ben lontano dal divenire legge vera e propria).
Per motivi di urgenza, e per evitare le multe dell'UE (vedi comunicato: http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=185758) e' stato emanato il d.l.73/07, convertito nella legge 125/07 (in vigore dal 15/8/07) che assegna provvisoriamente al Garante per l'energia ed il gas tutte le competenze in merito a tale liberalizzazione, lasciando di fatto le cose invariate rispetto a prima.
Cosa dice attualmente la legge: il regime “transitorio”
Le disposizioni temporanee stabiliscono innanzitutto che le imprese di vendita debbano essere distinte da quelle di distribuzione. Le imprese di distribuzione che forniscono energia ad almeno 100 mila clienti, nella fattispecie, hanno sei mesi di tempo (dalla entrata in vigore del decreto, quindi fino a circa meta' Dicembre 2007) per costituire apposite societa' a cui affidare attivita' di vendita.
Queste, almeno teoricamente, dovrebbero entrare in regime di libera concorrenza e dovrebbero poter accedere ai dati dei clienti delle imprese di distribuzione, in modo da poter presentare liberamente le proprie offerte. Cio', ovviamente, nel rispetto della legge sulla privacy,
E' genericamente stabilito che l'utente finale possa scegliere liberamente il proprio fornitore rescindendo quindi dal contratto sottoscritto col gestore precedente (L'Enel, in prima fase) e che l'Autorita' garante debba stabilire le modalita' di tale “passaggio”.
In mancanza di scelta il servizio dev'essere garantito dall'impresa di distribuzione locale, anche attraverso apposite societa' di vendita. Il regime di fornitura, in questo caso, continua ad essere “vincolato”, ovvero regolato dal Garante e messo in atto attraverso i vari passaggi (dal GRTN, il gestore della rete nazionale, alla societa' Acquirente Unico fino ad arrivare alle imprese di distribuzione).
Il nocciolo del “regime transitorio”, in realta', e' che fino a nuovo ordine le tariffe e condizioni di vendita rimangono stabilite e vigilate dal Garante anche nel caso in cui il cliente finale faccia una scelta (quindi decida di lasciare Enel), senza che di fatto cambi l’impresa di distribuzione che gestisce la rete elettrica locale.
Cosa stiamo aspettando
Oltre alla promulgazione della legge che deve attuare “il completamento della liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale in attuazione delle direttive comunitarie 2003/54/CE, 2003/55/CE e 2004/67/CE” , attualmente ancora sotto forma di disegno di legge (n.691 del 28/6/06), si attendono specifici provvedimenti del Ministero dello sviluppo economico previsti dalla legge 125/07 attualmente in vigore. Si puo' consultare, in merito, l'utile sintesi presente sull'home page del sito dello stesso Ministero, al link riportato in calce alla scheda.
Ricordiamo inoltre che le imprese di distribuzione hanno tempo fino a meta' Dicembre 2007 circa per costituire apposite societa' a cui affidare la vendita dei servizi.
Per poter fruire di una vasta gamma di offerte, quindi, sara' probabile si debba aspettare il nuovo anno (Edison, a quanto ci risulta, ha per esempio fatto sapere che fino a Gennaio 2008 non fara' alcuna offerta per le famiglie).
Cosa puo' essere fatto, nella pratica, e quali sono le attuali regole
E' chiaro, a questo punto, che finche' vigera' il regime transitorio suddetto una scelta veramente libera non potra' essere fatta.
Consapevoli di questo, e che quindi le tariffe e le condizioni di vendita continuano al momento ad essere stabilite dal Garante, niente impedisce all'utente di informarsi sulle alternative al momento disponibili, valutando e comparando le offerte sulla base delle proprie esigenze.
Una volta sottoscritto il nuovo contratto, l'impresa di vendita prescelta dovra' gestire -per conto dell'utente/cliente, la comunicazione del recesso al vecchio fornitore e tutte le pratiche necessarie all'allacciamento e all'attivazione della distribuzione.
Per i clienti domestici il Garante ha stabilito un termine massimo di preavviso -per il recesso dal vecchio contratto- di un mese.
Le pratiche di passaggio invece debbono concludersi in un lasso di tempo variabile da uno a due mesi, da comunicare all'utente/cliente al momento della sottoscrizione del contratto. Il passaggio vero e proprio, che e' puramente amministrativo, si attuera' in ogni caso al momento in cui le pratiche saranno concluse.
Nel momento in cui cambia il venditore viene registrata la lettura del contatore, sulla cui base il vecchio fornitore emettera' la sua ultima bolletta e quello nuovo, invece, la prima. In caso di errori o doppie fatturazioni puo' essere chiesto il rimborso al gestore che ha sbagliato, maggiorato degli interessi legali.
L'utente/cliente deve ricevere copia del contratto prima che questo diventi operativo. Nei casi in cui la sottoscrizione sia avvenuta a distanza (per Internet, telefono etc.) il contratto scritto dev'essere consegnato all'utente/cliente entro 10 giorni, e da quel momento questi ha ulteriori 10 giorni di tempo per ripensarci ed eventualmente recedere.
Il diritto di recesso di 10 giorni, come genericamente previsto dalla legge, e' inoltre assicurato in tutti i casi in cui il contratto sia stipulato fuori dai locali commerciali del venditore, quindi per esempio in casa dell'utente, presso un centro commerciale, etc.) In questi casi e' bene provvedere nei modi specificati sul contratto, e comunque tramite invio di raccomandata a/r.
E' da tener presente che, in tutti i casi, la gestione tecnica della fornitura rimane nelle mani del distributore locale, che sara' l'unico a poter effettuare allacciamenti, posa e spostamento dei contatori, attivazioni, riparazioni, etc.
La differenza e' che mentre a tutte le pratiche di allacciamento e attivazione ci pensa il nuovo venditore -inoltrando richieste a nome dell'utente/cliente- in caso di guasti dev'essere direttamente contattato il distributore locale.
Ad oggi il riferimento e', per tutti, l' Autorita' garante per l'energia ed il gas sul cui sito possono essere trovate tutte le informazioni necessarie a capire lo stato delle cose e a scegliere. La legge 125/07 ha stabilito, infatti, che su tale sito debbano essere pubblicate informazioni sulle offerte commerciali, sui prezzi e sulle tariffe particolari, sulle bollette e sulle condizioni di vendita che il contratto deve contenere.
Come regola generale, e' previsto che le varie aziende di vendita dovranno inserire nelle proprie offerte la possibilita' di scegliere tra diversi piani tariffari e fasce orarie, evidenziando sulle fatture il mix energetico di provenienza (tra fonti rinnovabili e non) ed informazioni utili al cittadino per risparmiare energia.
Su detto sito, inoltre, e' pubblicato un elenco di venditori “verificati” dal Garante, un codice di condotta commerciale (molto utile per valutare il comportamento del nuovo fornitore a cui si intenda affidarsi), una scheda per il confronto dei prezzi, nonche' tutte le regole che i fornitori, ed i loro contratti, devono rispettare.
Questo il link del settore del sito dedicato alle liberalizzazioni:
http://www.autorita.energia.it/consumatori/index_1luglio.htm

mercoledì 23 gennaio 2008

l farmacista può trascrivere anche il codice fiscale dichiarato a voce dal cliente Farmaci anche senza tessera sanitaria

 

(Salute Chiarimenti 15.1.2008)

Il farmacista è comunque tenuto a fornire il farmaco, anche in caso di mancata esibizione della tessera sanitaria che, in ogni caso, si consiglia comunque di portare con sé al momento dell’acquisto per facilitare la corretta procedura di identificazione dell’assistito contribuendo ad un servizio più efficiente e veloce da parte della farmacia. E' quanto sottolinea in una nota del 15 gennaio il ministero della Salute in merito al nuovo obbligo di acquisire lo scontrino con i dati fiscali del cliente per poter effettuare la detrazione fiscale. Nella nota il ministero ricorda che il 1° gennaio 2008 è entrata in vigore la norma contenuta nella legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), che prevede la stampigliatura del codice fiscale dell’assistito sullo scontrino fiscale relativo all’acquisto di farmaci a pagamento o per la quota parte di ticket laddove previsti. A riguardo sono stati segnalati alcuni casi di incertezza e difficoltà nella corretta applicazione della norma la quale, va ricordato, è stata voluta dal legislatore al fine di garantire che non vi fossero abusi nella deduzione o detrazione fiscale degli importi. A seguito della nuova norma in molte farmacie è stato richiesto al cliente di esibire la tessera sanitaria al momento dell’acquisto del farmaco. Su tale documento, infatti, è impresso il codice fiscale che può essere letto con facilità dal farmacista, attraverso strumenti informatici, che consentono l’immediata lettura del codice e il trasferimento automatico dello stesso sullo scontrino. Senza tessera sanitaria il farmacista, essendo comunque tenuto a trascrivere il codice sullo scontrino, sarà costretto a farlo a mano impiegando più tempo. (23 gennaio 2008)

Ministero della Salute - Direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema - Articolo 1, comma 28 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007)- Deduzione e detrazione della spesa sanitaria relativa all’acquisto di medicinali – Chiarimenti.

Pervengono a questa Amministrazione richieste di chiarimenti in ordine agli adempimenti necessari ai fini della deduzione e della detrazione della spesa sanitaria relativa all’acquisto di medicinali, operabili, rispettivamente, ai sensi dell’articolo 10, comma 1, lettera b) e dell’articolo 15, comma 1, lettera c) del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al D.P.R. n. 917 del 1986 - modificato, da ultimo, dall’articolo 1, comma 28 della legge finanziaria 2007 - e, nello specifico, in ordine alla necessità di esibizione della tessera sanitaria al momento dell’acquisto del medicinale.

Al riguardo, questa Direzione generale, d’intesa con la Direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici, fa presente quanto segue.

Il citato articolo 1, comma 28, ha previsto che, ai fini della deduzione e della detrazione, la spesa sanitaria relativa all’acquisto di medicinali "deve essere certificata da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni e l’indicazione del codice fiscale del destinatario".

Ai fini che in questa sede interessano, occorre richiamare quanto previsto dallo stesso legislatore all’articolo 1, comma 29 della medesima legge finanziaria 2007. Nel dettare, infatti, il regime applicabile, in via transitoria, sino al 31 dicembre 2007, la citata disposizione normativa prendeva espressamente in esame l’ipotesi che l’acquirente non fosse il destinatario del farmaco, non ne conoscesse il codice fiscale o non avesse con sé la tessera sanitaria.

L’alternatività posta in questa ultima norma consente di affermare che l’esibizione della tessera sanitaria al momento dell’acquisto del medicinale non è da ritenere, in via esclusiva, l’unica modalità prevista anche ai fini della corretta applicazione del precedente comma 28.

Pertanto, qualora l’assistito non sia in grado di esibire la tessera sanitaria, il farmacista è comunque tenuto a rilasciare uno scontrino contenente il codice fiscale dell’assistito, quando questo sia comunicato dal cliente con altra modalità (compresa la dichiarazione verbale).

ABORTI CLANDESTINI E LEGGE DA CAMBIARE. LA MORATORIA PER SALVARE LE VERE VITTIME, LE DONNE: INFORMAZIONE, SBUROCRATIZZAZIONE, CONTRACCEZIONE.da aduc

 

Firenze, 22 Gennaio 2008. Un fatto di cronaca della abituale disperazione del mondo degli immigrati clandestini, della tratta degli stessi, della prostituzione, della violenza indotta da leggi inadeguate, e' occasione per valutare coi piedi in terra, e non col cervello alle ideologie di chi perora una improbabile moratoria internazionale, cio' che occorre fare e anche subito in materia di aborto.
A Bari e' stato scoperto un giro di prostitute nigeriane che, messe incinta da clienti a cui facevano credere di essersi innamorate di loro, si facevano consegnare dagli stessi fino a 800 euro per abortire clandestinamente; i soldi finivano ai loro protettori che le inducevano ad ingerire un cocktail di farmaci ed alcolici che provocavano forti contrazioni addominali fino a farle abortire.
La vicenda potrebbe essere valutata sotto diversi aspetti: immigrazione clandestina e leggi attuali che la favoriscono; prostituzione e divieto che alimenta un mercato a totale gestione da parte della malavita, ovviamente dedita a far soldi senza scrupoli umani e sanitari sugli strumenti di questo business.
Aspetti su cui il legislatore potrebbe intervenire ma che, fino ad oggi, si e' solo parlato addosso o ha perorato riforme che, a nostro avviso, potrebbero peggiorare la situazione.
Un intervento semplice, invece, per cercare di ridurre il danno alle solite e vere vittime, sarebbe quello sulla legge che disciplina l'aborto, sia nella sua fase di prevenzione che esecutiva.
Siamo inondati di politici che propongono una improbabile moratoria dell'aborto a livello internazionale, basandosi su un divieto della pratica che, a nostro avviso, non potra' che fare aumentare i ricorsi all'aborto clandestino e quindi i pericoli per le donne. La moratoria invece, senza andare a scomodare ideologie reputate superiori e organismi internazionali, e' nei fatti della nostra quotidianita': creare le condizioni perche' non si debba ricorrere all'aborto e, quando questo diventa ineluttabile, far si' che sia praticabile nel modo piu' sicuro e semplice possibile.
Non ricorrervi significa prevenzione con la contraccezione, anche con l'acquisto/distribuzione senza ricetta della pillola del giorno dopo soprattutto per le donne piu' a rischio come le prostitute della nostra vicenda. Contraccezione da promuovere ovunque, soprattutto per strada, nei luoghi piu' tristi di quella nostra civicita' e civilta' che favorisce l'immigrazione clandestina e la tratta delle donne.
Quando dell'aborto non se ne puo' fare a meno, invece, bisogna far si' che le limitazioni dell'attuale normativa siano abolite: aborti anche negli ospedali privati, abolizione della ricetta medica che certifichi l'idoneita' della donna all'intervento, e tecniche farmacologiche di intervento (Ru486) che rendano meno invasive e problematiche le interruzioni.
Una mozione parlamentare in materia sta gia' circolando a Montecitorio grazie all'iniziativa dell'on. Donatella Poretti (radicali-Rnp) e, quando sara' ufficiale ne saremmo grandi sostenitori, ma sarebbe opportuno che anche nell'opinione pubblica maturasse la consapevolezza che, moratoria dell'aborto, puo' solo significare prevenzione e sburocratizzazione della normativa. Altrimenti si sara' fatto un buon servizio ad alcune ideologie ma, come al solito, sulla pelle delle donne piu' deboli.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc

Presentato il 730/2008 Le novità per risparmiare

 

da repubblica.it

di Antonella Donati

Bonus per gli incapienti e risparmio energetico, detrazioni sull'affitto della prima casa, per gli studenti fuori sede e maxibonus giovani che vanno a vivere da soli. E ancora: detrazione per le palestre dei figli, per frigo e tv, per il pc ai docenti e per l'iscrizione agli asili nido per i più piccoli. I chiarimenti su come sfruttarli

 

Bonus per gli incapienti e risparmio energetico, detrazioni sull'affitto della prima casa, per gli studenti fuori sede e maxibonus giovani che vanno a vivere da soli. E ancora: detrazione per le palestre dei figli, per frigo e tv, per il pc ai docenti e per l'iscrizione agli asili nido per i più piccoli. Con la messa a punto del nuovo modello 730 e delle istruzioni per la compilazione, appena presentati dall'Agenzia per le entrate, esordiscono i nuovi quadri per le detrazioni previste dalla finanziaria del 2007 e vengono chiarite tutte le modalità per approfittarne. Ecco allora una Guida con tutte le novità e le regole da seguire per non perdere neppure una possibilità di ottenere le detrazioni.
Non solo tasse: con il 730 si può anche chiedere il bonus per gli incapienti - La prima novità di segno positivo è sicuramente quella riferita al bonus incapienti, che permette di avere la restituzione delle tasse pagate in più. Con il prossimo modello 730 arriva infatti la possibilità di richiedere il bonus di 150 euro se questo non è stato pagato dal datore di lavoro, perché non si lavora più con lo stesso, ad esempio, o perché si hanno solo redditi da lavoro autonomo. Per averlo occorre compilare un apposito riquadro e attestare di essere nelle condizioni previste per aver diritto al bonus, ossia:
- aver percepito nel 2006 redditi di lavoro dipendente, pensione, compensi percepiti da soci di cooperative, collaborazione coordinata e continuativa, compensi per lavori socialmente utili, assegni periodici corrisposti al coniuge, redditi di lavoro autonomo, redditi d'impresa, e redditi derivanti da attività commerciali e lavoro autonomo non esercitate abitualmente);
- aver avuto nel 2006, indipendentemente dalla presentazione della dichiarazione, un'imposta netta pari a zero;
- aver avuto nel 2006 un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro;
- non essere stati fiscalmente a carico di altri soggetti; - non aver già incassato il bonus fiscale per sè e/o per i familiari a carico tramite il sostituto d'imposta;
- essere obbligati o presentare la denuncia dei redditi per il 2007 o avere convenienza a farlo (ad esempio per detrarre delle spese).
Chi ha familiari a carico ha diritto al bonus anche per loro, sempre per un importo pari a 150 euro per ciascuno.

La casa in primo piano tra conferme e novità – Accanto al bonus di particolare rilievo le novità che riguardano chi sta in affitto e chi ha fatto interventi di risparmio energetico. Nel primo caso è da sottolineare che la detrazione spetta a patto che l'immobile sia adibito ad abitazione principale, mentre per il risparmio energetico sono state chiarite una serie di importanti questioni in merito alla documentazione necessaria per poter usufruire della detrazione per le spese effettuate nel 2007. La detrazione comunque spetta solo se viene inviata all'Enea tutta la documentazione necessaria entro il prossimo 29 febbraio.

domenica 20 gennaio 2008

Case popolari, espulsi i redditi alti .proposta dell'assessore all'edilizia Scotti,che prevede l'espulsione dale case popolari chi supera i....

 

 

tratto da francomirabelli.it

 

 

 

 

Corriere della Sera 15 dicembre di Marco Cremonesi
Nuovo regolamento L'assessore Scotti: basta con gli ingiusti privilegi. Il Sunia: così si creano ghetti
Chi supera i 28 mila euro lascerà l'alloggio. Pronto il censimento

Case popolari addio. Da qui a tre anni, coloro che superano i 28 mila euro di reddito dovranno lasciare l'appartamento pubblico in cui abitano. È quanto prevede il regolamento per l'assegnazione degli alloggi Erp approvato lo scorso anno. Il fatto nuovo è che si sta per concludere il censimento dei redditi di tutti gli inquilini delle case popolari: quello Aler entro la fine del mese, quello degli edifici di proprietà comunale entro il 31 gennaio. Dopodiché, si legge nell'articolo 18 del regolamento, «il Comune dispone con motivato provvedimento la decadenza dall'assegnazione» a coloro il cui reddito superi i 28 mila euro. Da calcolare non come imponibile tradizionale ma sulla base di un indicatore specifico detto Isee-erp. Fino alla conclusione del censimento, non è dato sapere quante siano le famiglie interessate dal provvedimento. Ma è verosimile che siano parecchie. Giusto per dare un'idea, il sindaco di Settimo milanese Massimo Sacchi calcola che «nella nostra realtà, circa il 40 per cento degli inquilini perderà il diritto all'alloggio. È una grossa preoccupazione, ma noi siamo una realtà limitata. Penso invece a comuni come Rozzano, in cui la situazione mi pare possa diventare difficilmente gestibile ».
«Purtroppo — spiega il consigliere regionale Franco Mirabelli (Pd) — la legge rischia di creare più problemi di quelli che vuole risolvere. Per questo presenteremo una serie di emendamenti al collegato alla Finanziaria: non tenere conto nell'Isee dei risparmi al di sotto dei 50 mila euro, la permanenza nelle case garantita agli ultra 65enni e a chi abita l'appartamento da più di 20 anni, e la possibilità di acquistare l'alloggio invece di esserne cacciati ».
Secca anche Silvia Davite, della segreteria del Sunia: «È il tentativo di espellere il ceto medio dai quartieri popolari per trasformarli definitivamente in ghetti di cui disinteressarsi. Tra l'altro, i canoni pagati da coloro che rischiano l'espulsione sono i più alti, e dunque quelli su cui si regge l'intero sistema. Invece di espellere queste persone, sarebbe meglio cacciare gli abusivi ».
Difende il provvedimento l'assessore regionale alla casa, Mario Scotti: «La nostra norma proporziona il canone alla vera situazione economica di chi abita nell'alloggio, calcolando quindi anche le rendite finanziarie, considerate solo per il 4%, e le proprietà immobiliari, per altro considerate soltanto per il 20% del loro valore ai fini Ici». E dunque, prosegue l'assessore, «la Regione va incontro a chi ha davvero bisogno e lo protegge dai furbi e da chi ha goduto per anni di ingiusti privilegi».