ROMA - Quaranta missioni simultanee in 25 paesi del mondo, con l'obiettivo - non proprio facile - di operare 5000 bambini con malformazioni al viso in dieci giorni. Così Operation Smile celebra i suoi 25 anni di attività: un percorso lungo, che nel tempo è cresciuto in modo costante e grazie al quale i volontari della fondazione sono riusciti a ridare il sorriso a oltre 100mila bimbi, cambiando il loro volto e anche la loro vita. Correggendo chirurgicamente malformazioni come il labbro leporino o la palatoschisi che si trasformano in uno stigma sociale che porta isolamento e rifiuto.
"Per molte popolazioni dei paesi in cui operiamo queste patologie sono avvertite come una maledizione divina" racconta Domenico Scopelliti, chirurgo maxillofacciale e direttore scientifico di Operation Smile Italia Onlus - la sezione italiana dell'organizzazione internazionale nata nel 1982 negli Stati Uniti - il cui presidente è Santo Versace. "Se si considera che in aree come l'India o il Sud America queste colpiscono uno su 500 nati, si capisce che diventa un problema sociale serio, di cui la sanità locale non riesce a farsi carico".
In questi giorni sono in partenza 1500 volontari da tutto il mondo per il "Worlds Journey of Smile" per le nuove missioni che si svolgeranno dal 7 al 17 novembre. Dall'Italia si muoveranno in 45 tra chirurghi, anestesisti, intensivisti, pediatri, infermieri, dentisti e specializzandi; destinazioni: Etiopia, Giordania, Kenya, Madagascar, Marocco, Laos, Cina, Egitto e Thailandia. Il loro ritorno sarà celebrato a Roma, all'Auditorium Parco della Musica il 26 novembre, con uno spettacolo di Massimo Ranieri e il ricavato della serata sarà interamente devoluto per il finanziamento delle missioni 2008.
Gli interventi vanno dalle operazioni chirurgiche per trattare le malformazioni gravi alla creazione di strutture locali in cui i pazienti possano ricevere assistenza di prima qualità, gratuitamente: "La stessa che avrebbero qui a Roma o a New York", spiega ancora Scopellitti. Con lui operano in tanti e ci tiene a sottolineare che il successo di questa iniziativa è dovuto all'impegno di tutti, dai singoli volontari ai coordinatori: Raniero Orsini, responsabile dei chirurghi, la dottoressa Marina Sammartino, responsabile degli anestesisti, Nicoletta Sulli, che coordina l'attività dei pediatri.
Col tempo l'attività di Operation Smile si è focalizzata sempre di più sulla formazione dei medici nei paesi in cui è operativa, con l'idea di portarli gradualmente all'autosufficienza. "Oggi cerchiamo soprattutto di dare vita a fondazioni locali per gestire autonomamente le patologie. Come in Perù dove ci sono 12 missioni annuali tutte gestite dai medici locali che abbiamo formato e noi ne facciamo solo una di controllo per verificare i risultati e i livelli dell'assistenza".
Dal Kurdistan all'Iraq al Vietnam le realtà sono diverse ma le storie individuali sempre simili: "Una delle cose più difficili è scegliere chi curare" dice il chirurgo. "In base alle nostre linee guida la priorità va data a chi è più giovane ed è più malato, per questo si deve dire di no ad altri. Ma l'aspettativa che leggi sul viso dei pazienti, la speranza che rappresenti per loro è fortissima. Per loro questo è l'unico modo per reintegrarsi. E negli occhi gli leggi l'ansia di essere uguali agli altri".
tratto da repubblica.it
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